La tecnologia è un tema obbligato nell’agenda degli amministratori delle aziende. Scopriamo perché
La trasformazione tecnologica in atto riguarda tutti i ruoli aziendali, nessuno escluso
I ruoli lavorativi stanno subendo profonde trasformazioni, e quello del CEO, ossia del vertice dell’azienda, non è da meno. Molteplici sono i fattori che hanno voce in capitolo su questa trasformazione, epocale nella sua portata:
- Il contesto post-pandemico, che ha causato una completa normalizzazione del lavoro da remoto (Work From Home, o, nella traduzione italiana, Smart Working).
Anche per aziende che non prevedono questa tipologia di collaborazione, che non hanno esperienza nella gestione di team remoti, e non conoscono processi e servizi a essi associati.
Ricordiamo anche che Ark è un’azienda remote-native e remote-first. Ne abbiamo parlato in quest’articolo.
- Il cambio generazionale, che ha portato la Gen-Z e gli ultimi Millennials ad approcciare il mondo del lavoro. Portando diverse visioni, ricerca di diversi obiettivi, diverse skill e qualità e, comunque, generando una rottura nello status quo. Analogamente, una maggior seniority dei ruoli apicali, spesso senza dovuto ricambio, ha causato ancora maggior scollamento tra le diverse generazioni che, per forza maggiore, si trovano a condividere lo spazio di lavoro in azienda.
- Il ruolo della tecnologia. La curva di penetrazione della tecnologia all’interno delle aziende è stata esponenziale. Non è un modo di dire, ma quanto ha anche ribadito il profeta del mondo SaaS nonché inventore del termine “Martech” Scott Brinker. Secondo Brinker, infatti, le sole tecnologie legate al mondo Martech hanno fatto registrare una crescita in termini di offerta di oltre il 5.000%!
Il CEO, un ruolo in trasformazione
È cambiato prima il CEO, che di conseguenza ha portato a un’evoluzione dell’azienda, o è invece l’azienda che si è evoluta, e di conseguenza i CEO si sono dovuti adattare?
Risolviamo questo potenziale paradosso affermando che, più realisticamente, il cambiamento è arrivato dal mercato. Sì, da aziende che, uniformemente, hanno adottato una strategia technology-first e si sono dotate di talenti a proprio agio in tale contesto. Questo modello di governance è risultato talmente vincente da renderlo uno standard di fatto in settori ad alto valore aggiunto e costringendo le aziende ad adeguarsi.
Portando un esempio lampante, bisogna ad oggi scorrere fino alla posizione #7 dell’SP500 per trovare un’azienda che non abbia la tecnologia come elemento fondante (Johnson & Johnson, dopo Apple, Microsoft, Alphabet, Amazon, Meta e Visa).
Il primo impatto tangibile è stato quindi nel ruolo dell’IT. Chi ha un po’ di storia alle spalle ricorderà i tempi nei quali l’IT era effettivamente gestito come un costo per le aziende. Addirittura non era infrequente trovare l’IT manager a riporto del CTO come una funzione di staff! Oggi questa affermazione appare paradossale, segno della rapidità di questa trasformazione.
L’Information Technology diventa un profit center
Sì, l’IT è passato dall’essere un centro di costo a essere piuttosto un centro di profitto. Le aziende in grado di ideare, costruire, erogare, gestire, riparare, etc., prodotti tecnologici oggi hanno nativamente un forte vantaggio competitivo.
La pervasività della tecnologia ha conquistato completamente il luogo di lavoro.
- I servizi sono in cloud, completamente dematerializzati.
- I prodotti sono SaaS, da rinnovare di anno in anno, in un contesto fortemente concorrenziale e dinamico.
- La sicurezza informatica è centrale nella vita di un’azienda e vero elemento business critical.
- Le competenze sono specialistiche, la loro ricerca, assunzione e gestione è un tema di grande complessità e portatrice di valore aggiunto per l’azienda.
Ad oggi quindi il reparto IT ha conquistato un ruolo centrale nella vita dell’azienda, e appare naturale che di conseguenza anche il top management, i ruoli apicali dell’azienda maturino le adeguate competenze per interloquire con le nuove figure che in esso si vanno configurando.
Le cause di questo fenomeno possono essere in buona parte ricondotte ai fenomeni che seguono.
La trasformazione digitale dei prodotti
La pervasività della tecnologia ha dato i suoi effetti anche per quanto riguarda i prodotti venduti dall’azienda.
Pensiamo ad un’azienda che venda beni tradizionali di consumo (abbigliamento o alimenti, ad esempio). Diventa anche per questi settori merceologici tradizionali determinante poter offrire vendita online, con servizi di logistica JIT (Just In Time), gestire resi, gestire pagamenti digitali, assicurare esperienze omnicanale continue tra diversi dispositivi, integrando l’esperienza digitale con quella degli shop sul territorio.
Partendo da quest’esempio volutamente provocatorio, pensiamo alla trasformazione che è avvenuta in settori già per loro stessa natura orientati alla tecnologia, come la finanza, il trading di energia, la mobilità urbana, la comunicazione, solo per citarne alcuni.
È naturale quindi che un tale spostamento del baricentro dell’azienda verso soluzioni nativamente tecnologiche abbia richiesto una rinnovata presa di coscienza (prima ancora che di posizione) da parte dei CEO. Che quindi devono padroneggiare un nuovo linguaggio, nuove skill, nuove esigenze dei loro clienti, anche radicalmente diversi da quanto precedentemente noto.
Pena l’essere tagliati fuori dal mercato, come ben hanno appreso realtà come Blockbuster, Polaroid, Nokia, etc.
La trasformazione dei processi
I processi aziendali hanno anch’essi subito una radicale trasformazione. Se fino a un ventennio fa era consueto trovare un fax in ogni azienda, oggi tale oggetto è visto come un residuato di un’epoca ormai tramontata, al pari di floppy disk e telefono a rotella.
L’attività progettuale procede tramite strumenti digitali e spazi di lavoro condivisi online.
I documenti, i processi di accettazione e firma, sono dematerializzati.
La fatturazione, completamente digitale, anche secondo gli obblighi di legge.
La gestione della forza lavoro, totalmente dipendente da strumenti digitali.
Persino spazi tipicamente fisici e concreti, come quelli dedicati all’aggregazione e ricreazione dei collaboratori, oggi vengono completamente rivisti in virtù delle nuove policy di lavoro da remoto.
E ancora una volta, il CEO ha dovuto prevedere queste nuove necessità e permettere alla sua azienda di evolversi e restare al passo con il mercato.
Oggi il CEO non esibisce più la costosa stilografica o il fermacarte in marmo, ma piuttosto l’ultimo modello di smartphone o di smartwatch.
Un mercato sempre più digitale e tecnologico
La tecnologia è un fattore differenziante endogeno rispetto all’azienda, ma anche esogeno, sospinto da un mercato in trasformazione. Le abitudini dei consumatori sono cambiate radicalmente. Secondo Forbes, oltre l’80% delle decisioni di acquisto oggi sono influenzate dalle opinioni espresse all’interno della cerchia di amicizia sui social media.
Una recensione positiva online ha un impatto sulle conversioni di oltre il 130%. Dovendo fare i conti con un contesto guidato dalla tecnologia, sempre più dinamico, aggressivo, e dai margini incerti, l’azienda non può che adattarsi o soccombere.
Ecco perché ancora una volta il CEO deve interpretare il futuro e guidare, cavalcare i nuovi trend e le nuove opportunità, piuttosto che subirle.
La nuova agenda del CEO tech-friendly
La sfida che attende i CEO sarà di fondamentale importanza per la sopravvivenza delle rispettive aziende nella prossima decade.
Abbiamo avuto eventi di tale magnitudo poche altre volte nella storia, nel passaggio tra le diverse fasi della rivoluzione industriale, nell’avvento di internet, nell’esplosione delle dotcom.
Stiamo attraversando un cambiamento congiunturale dove più fattori aggiungono pressione ai modelli di business delle aziende. Solo le più adatte, le più rapide, le più smart, faranno ancora parte della storia.
Saranno in primis i CEO, grazie al loro ruolo di guide, a definire la strategia delle aziende per affrontare questa nuova sfida.
Le qualità del CEO future-proof
Il CEO del futuro sarà una guida, un esempio, una fonte di ispirazione, e anche una fonte di conoscenza e competenza verticale e esclusiva.
Un mix di competenze da talento in campo, con una profonda conoscenza operativa, unito a competenze di guida strategica, da allenatore.
Quali sono le principali sfide che attenderanno il CEO del futuro?
Abbracciare il cambiamento
Il moderno CEO non può crogiolarsi nello status quo e tentare di replicare lo stesso modello di business anno dopo anno.
Deve saper abbracciare il cambiamento, trovare modo di plasmarlo a vantaggio della propria azienda, individuare nicchie e intersezioni dove inserirsi e fare la differenza.
Il suo ruolo diventa dinamico, elastico, proattivo più che reattivo, in costante discussione.
Portare l’esempio
Mai come prima d’ora il CEO diventa una figura di riferimento per l’intera azienda.
Non è più un ruolo di rappresentanza verso l’esterno, il CEO che chiuso nel suo ufficio lussuoso guarda dall’alto in basso i suoi dipendenti. Ma è una figura attiva, immersa nel contesto aziendale, che si uniforma ad esso e lavora con ciascuno dei suoi elementi.
Non necessariamente in senso letterale ma, per esempio, accettando contributi da qualsiasi grado gerarchico.
È la figura che più di ogni altra incarna la visione e i valori dell’azienda e se ne fa difensore, oltre che portatore. Ciascun membro dell’azienda guarda al CEO per allinearsi alla visione strategica dell’azienda e in lei o lui trova conferma della bontà del proprio operato.
Innovare costantemente
Il dinamismo del CEO del futuro passa anche per le sue competenze. Una lunga storia sul mercato di riferimento, eccellenze accademiche, track record di successo non sono più bastanti per consacrare il CEO al vertice dell’azienda.
Occorre sapersi adeguare ai nuovi trend, interpretarli, e quindi conoscerli. Adottare un processo di formazione continua. Di studio, di ricerca.
Interagire all’interno del network, in costante tentativo di espanderlo, cercando confronto e dibattito. Abbracciare le nuove tecnologie, comprendendole, e dove possibile testandole, riflettendo attivamente sul ruolo che esse possano avere per la vita e i prodotti aziendali.
Unire diversi ecosistemi
Il CEO dovrà fare da ponte tra mondi diversi. Tra ruoli senior, maturati in un contesto lavorativo non per forza coincidente con le aspettative dei ruoli junior, appena entrati in azienda. Tra entità fisiche e entità digitali. Tra competitor delle dimensioni di mega corporation a altri della dimensione di una piccola startup.
Dovrà saper interpretare mondi diversi e metterli a fattor comune per trarre vantaggio da ciascuno di essi.
Costruire l’azienda
Il CEO dovrà costruire l’azienda che prospererà nei prossimi dieci anni, in particolare dotandola delle figure chiave necessarie.
Dovrà muoversi fuori dalla propria comfort zone, interagendo con ruoli professionali che prima d’allora neppure riteneva sarebbero potuti esistere.
Interpretare il futuro
La velocità con la quale sta avvenendo il cambiamento tecnologico è in costante aumento, come riconosciuto da entità di prim’ordine quali McKinsey e BCG.
Ma come leggere questo futuro, senza annacquare o peggio inquinare l’identità aziendale? Come porsi di fronte a temi emergenti quali IoT, Blockchain, Web3, Comunità Energetiche, AI, ML? Come far propri paradigmi e filosofie quali Agile o DevOps?
Il CEO dovrà saper leggere questi trend, testarli, sfruttarli a proprio vantaggio, oppure lasciarli sfilare oltre. Una scelta tutt’altro che banale.
Costruire il futuro
Sì, in quanto il ruolo del CEO è un ruolo reattivo, ma soprattutto proattivo. I grandi cambiamenti sociali sono oggi dettati più dalle aziende che dai governi.
Secondo uno studio realizzato da Edelman (The Edelman Trust Barometer):
- Le aziende e i loro leader oggi sono le entità maggiormente riconosciute nella popolazione (voto positivo del 61% degli intervistati, rispetto al 53% dei voti allocati alla categoria “Governi”).
- L’86% dei soggetti ritiene che sia compito dei CEO affrontare e esporsi anche pubblicamente su temi quali pandemia, automazione della forza lavoro, benessere e salute dei lavoratori, temi sociali relativi alle comunità nelle quali opera l’azienda.
- Il 68% ritiene addirittura che che i CEO delle aziende dovrebbero dichiaratamente occuparsi di temi sociali laddove le Istituzioni abbiano agito senza significativi risultati.
Quando il governo è assente, le persone si aspettano che le imprese intervengano e riempiano tale vuoto. E le grandi aspettative delle imprese per affrontare e risolvere le sfide di oggi non sono mai state così evidenti. Le accresciute aspettative delle imprese portano gli amministratori delegati a concentrarsi sull’impegno sociale con lo stesso rigore, la stessa attenzione e la stessa energia utilizzati per ottenere profitti.
È evidente quindi che la chiamata per i CEO è quella di essere traghettatori della società verso un futuro più equo, sano e prosperoso. Un ruolo attivo, strategico, che richiede pianificazione di lungo periodo e una capacità di lettura e analisi del contesto non banale.
D’altra parte abbiamo visto come quando le aziende falliscono nella loro missione sociale, il backfire del mercato sia pressoché immediato.
Le qualità fondamentali del CEO del 2030
Il CEO del futuro sarà indubbiamente una figura:
- Dinamica, avversa allo status quo.
- Umile, in costante confronto e mai arrivata.
- Visionaria, in grado di anticipare tendenze.
- Comunicativa, creatrice di sinergie e comunità.
- Esperta, del proprio settore e del proprio business.
- Autentica, in grado di dialogare con i componenti dell’azienda al di là della mera comunicazione istituzionale.
Il matrimonio tra CEO e tecnologia sarà strategico
Ma esiste un piano B? Esiste invece la possibilità che il CEO rimanga una figura più tradizionale, e deleghi le competenze in ambito tecnologico a ruoli a lui subordinati, come CTO, COO, CIO, CISO, etc?
A nostro avviso, no. La tecnologia oggi è linguaggio corrente, filo conduttore che unisce industrie tra loro agli antipodi ma unite da una costante ricerca di innovazione tecnologica.
Il CEO pertanto, in prima persona, dovrà farsi portatore di questa mission in azienda. La delega in questo caso suonerebbe maggiormente come un volontario demansionamento.
E Ark è in prima linea in questa missione, aiutando le aziende a evolvere al livello successivo grazie alla tecnologia. Conoscenza condivisa grazie al nostro team di eccellenze, e grazie ai nostri prodotti digitali e innovativi. Vuoi scoprire come possiamo aiutarti? Contattaci.